Quando ci hanno insegnato a scrivere in “italiano“, una delle regole fondamentali insegnataci è stata che, la parola “io“, non andasse messa perché “se parli in prima persona, è logico che parli di te, quindi, nel testo, non va messo mai io”.
Per tanto tempo ho usato questa regola e la parola “io” l’ho usata davvero pochissimo.
Poi, con passar del tempo, ho iniziato a fare dei ragionamenti in cui ho notato che, all’interno di una azienda, di una società, di un consorzio c’era sempre “una” persona che aveva avuto un’idea, l’aveva donata a qualcuno e, insieme, avevano creato un brand.
Pensate ad una azienda famosa, una qualsiasi, non importa il nome… pensate a quanti dipendenti ha, a quante persone lavorano per il “boss”… per arrivare a quei livelli, di sicuro, il “boss” ha avuto l’idea, l’ha condivisa, ha aiutato i suoi primi “dipendenti” a fare le cose “nel modo che dovevano essere fatte” e, piano piano, si è scalato il business.
Ve lo dico in maniera brutale, già vi chiedo scusa per la parola che userò:
Da quando faccio corsi, leggo libri, studio, la frase che ricorre più spesso è sempre la stessa: senza azione non si arriva da nessuna parte.
Ho riflettuto molto su questa frase e ho capito che la regola che mi hanno insegnato alle elementari è sbagliata: in una frase non si può togliere la parte più importante di tutte: “io“.
Ecco perché ho iniziato a pensare che tutte le aziende, i liberi professionisti e chiunque viva di provvigioni o mensili derivanti da lavoro autonomo,
perché senza quell’io che si sveglia la mattina, che pianifica, che crede in se stesso, davvero
Da qui ho coniato “io sono il mio brand“, perché se non parte da noi stessi la voglia di “fare”, non si può arrivare da nessuna parte.
La metamorfosi è iniziata, ora è tutto nelle tue mani!